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il giovane holden, j. d. salinger

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Libro “Il giovane Holden”. Autore J. D. Salinger. Edizione 2021 Einaudi. Pagine 252. USATO ma in ottime condizioni come nuovo. tenuto alla perfezione. Copertina flessibile. 

Il libro che ha sconvolto il corso della letteratura contemporanea influenzando l'immaginario collettivo e stilistico del Novecento.
Sono passati più di sessant'anni da quando è stato scritto, ma continuiamo a vederlo, Holden Caufield, con quell'aria scocciata, insofferente alle ipocrisie e al conformismo, lui e tutto quello che gli è cascato addosso dal giorno in cui lasciò l'Istituto Pencey con una bocciatura in tasca e nessuna voglia di farlo sapere ai suoi. La trama è tutta qui, narrata da quella voce spiccia e senza fronzoli. Ma sono i suoi pensieri, il suo umore rabbioso, ad andare in scena. Perché è arrabbiato Holden? Poiché non lo si sa con precisione, ciascuno vi ha letto la propria rabbia, ha assunto il protagonista a "exemplum vitae", e ciò ne ha decretato l'immenso successo che dura tuttora. Torna, in una nuova traduzione di Matteo Colombo, il libro che ha sconvolto il corso della letteratura contemporanea influenzando l'immaginario collettivo e stilistico del Novecento.

J.D. Salinger è stato uno scrittore statunitense. Dopo gli studi universitari a New York, prese parte come sergente di fanteria alla seconda guerra mondiale. A differenza di altri prosatori della sua generazione, Salinger però non privilegia l’esperienza bellica, la trasferisce se mai in un privato simbolico. 
L’ambiente del romanzo che gli ha dato la celebrità, Il giovane Holden (The Catcher in the Rye, 1951, pubblicato in Italia da Einaudi nel 1961), è quello medio-alto borghese, con i suoi codici di comportamento, il suo conformismo, la sua assenza di valori; se la coppia borghese tende a riprodursi a propria immagine e somiglianza, sarà l’adolescente a tentare di distaccarsi per una propria ricerca di identità, rifiutando, come lo Huck Finn di Mark Twain, di «lasciarsi educare». 
Il successo del romanzo si deve alla esemplarità della figura di Holden (personaggio che costituisce anche il punto di vista narrativo), oltre che al linguaggio, trascrizione avvertita del cosiddetto college slang, e all’ironia, pur ricca di partecipazione, che rientra nel filone del grande umorismo esagerativo americano. Anche nei Nove racconti (Nine stories, 1953) i ragazzi e il loro linguaggio sono l’occhio critico, la struttura narrativa, il veicolo ideologico, in un mondo che ricorda in parte, per sottigliezza, inquietudine, tenerezza, quello di F.S. Fitzgerald, uno degli autori prediletti di Salinger. A interessi di tipo metafisico (in particolare per il buddhismo zen) molti critici attribuiscono taluni squilibri di fondo e quella sorta di manierismo che caratterizza le opere successive di Salinger, capitoli ideali di una saga familiare: Franny e Zooey (Franny and Zooey, 1961), Alzate l’architrave, carpentieri (Raise High the Roof Beam, Carpenters!, 1963) e Hapworth 16, 1924, l’ultimo racconto apparso sul «New Yorker» nel 1965, prima del grande silenzio in cui Salinger si è volontariamente e rigorosamente chiuso.


 

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